Quando è l’ONU stessa a predicare bene e razzolare male c’è un problema

Riflessione su come gli stage non pagati siano un problema anche di sostenibilità.

Questo articolo sarà più una riflessione personale che un pezzo divulgativo, perché l’ho vissuto in prima persona.

Nelle ultime settimane è tornato alla ribalta su LinkedIn un tema molto importante, e caro anche allo Stagista Parlante, ovvero il problema che nessun organo delle Nazioni Unite paghi i propri tirocinanti.

La questione ha causato scalpore già nel 2015 quando David Hyde, un ventiduenne della Nuova Zelanda è stato trovato accampato in una tenda sulle sponde del lago di Ginevra. David era infatti il vincitore di una posizione di stage presso la sede svizzera dell’ONU (ma il discorso vale per una qualunque delle costole delle Nazioni Unite) e, per partecipare a questa esperienza indubbiamente altamente formativa e di rilievo per il CV, ha racimolato i propri risparmi e provato a stringere la cinghia.

Se la pratica di offrire tirocini non pagati (o con una compensazione insufficiente) è putroppo una pratica diffusa, il fatto che sia l’ONU stessa a portarla avanti è un problema ancor più grave.

L’Articolo 23 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo delle Nazioni Unite infatti prevede che:

1. Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell’impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro e alla protezione contro la disoccupazione.
2. Ogni individuo, senza discriminazione, ha diritto ad eguale retribuzione per eguale lavoro.
3. Ogni individuo che lavora ha diritto ad una remunerazione equa e soddisfacente che assicuri a lui stesso e alla sua famiglia una esistenza conforme alla dignità umana ed integrata, se necessario, da altri mezzi di protezione sociale.
4. Ogni individuo ha diritto di fondare dei sindacati e di aderirvi per la difesa dei propri interessi.

Oggi, la questione è ancor più disdicevole in luce dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, il programma d’azione sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU, poiché tra i 17 Goal individuati ci sono:

  • Il Goal 1 che mira alla sconfitta della povertà,
  • Il Goal 8 che vuole promuovere condizioni di lavoro dignitoso e crescita economica,
  • Il Goal 10 per ridurre le disuguaglianze e favorire l’inclusione,

Anche se il legame con alcuni di questi obiettivi può non essere immediato, diviene evidente se si pensa che queste opportunità professionali, se non remunerate, vengano automaticamente precluse a chiunque non sia in grado di risparmiare per autosostenersi o fare affidamento sulla propria famiglia.

Questo fa si che nonostante una persona sia qualificata, incameri lo spirito che l’ONU dovrebbe avere, e abbia la passione per trarre il massimo da questa esperienza, potrebbe non essere in grado di parteciparvi perché non in grado di sostenerla economicamente (es. proveniente da un paese in via di sviluppo o da un ceto meno abbiente della popolazione).

In particolare, considerando che i giovani candidati da paesi emergenti hanno probabilmente vissuto sulla propria pelle le problematiche di tipo umanitario di cui potrebbero occuparsi nel loro tirocinio, è ancora più evidente di che perdita di potenziale sia per gli enti stessi.

In prima persona ho rinunciato (non tentato e fallito) a internship presso l’ONU, l’UNHCR (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati) e l’UNEP (Programma Ambientale delle Nazioni Unite) poiché le sedi sono a New York, Ginevra o dipendono dal distretto territoriale seguito. L’unica posizione per cui mi sono effettivamente canditato, e che purtroppo ho mancato, era presso la sede centrale della FAO (Organizzazione per l’Agricoltura Mondiale) a Roma.

Per poter cambiare è necessario che una proposta di risoluzione venga proposta da stati membri e che venga approvata dall’Assemblea Generale. In tal senso, nel Maggio 2018 Algeria, Bolivia, Ecuador, Filippine, Ghana, Guyana, Haiti, Indonesia, Jamaica, Kenya, Mauritius, Mozambico, Pakistan, Panama, Perù, Repubblica Dominicana, e Sud Africa hanno presentato all’Assemblea Mondiale della Sanità una proposta per cambiare la gestione dei tirocini presso l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) (A71/B/CONF./1).

Questa è stata approvata il 25 Settembre dello stesso anno, istituendo così una forma di compensazione monetaria per tutti i tirocini a partire dal 2020 e richiedendo che entro il 2022 almeno la metà degli stagisti venga da paesi in via di sviluppo.

Speriamo che negli anni a venire tutti gli organi delle Nazioni Unite seguano l’esempio dell’OMS e valorizzino il contributo dei propri stagisti.

Tutti i diritti sono riservati a Lo Stagista Parlante ai sensi della legge 248/2000 della Rep. Italiana

Potrebbero interessarti anche...

Commenta